Seirēnes (Σειρῆνες), nome plurale femminile nella antica lingua greca, nella sua forma maschile significa "vespe" o "api", è collegato quindi alla figura di Penfredo una delle Graie, le "vergini simili a cigni"]. I pittori vascolari rappresentavano le sirene anche come esseri maschili con la barba, e sia se fossero di forme maschili o femminili, si può individuare la loro natura per il corpo che richiama sempre quello di un uccello (con le parti inferiori a volte a forma di uovo) con una testa umana, a volte con braccia e mammelle, quasi sempre con artigli ai piedi, artigli non aventi però la funzione del rapimento, funzione propria delle Arpie, in quanto, altra caratteristica loro fondante, le sirene sono strettamente collegate al mondo della musica, suonando la lira o il doppio flauto e accompagnandosi col canto.
Le sirene sono anche onniscienti e in grado di placare i venti, forse con il loro canto, cantando le melodie dell'Ade.
Il rapporto tra le sirene e il mondo dell'Ade è presente anche in Euripide quando, nell'Elena, così la protagonista invoca:
« Voi, piumate vergini figlie della Terra, voi Sirene invoco, ai pianti miei venite qua, col libico flauto o con le cetre: siano per i miei tristi lutti, consone lacrime, pianti per pianti, per musiche musiche: ai gemiti consoni complessi Persefone mi mandi, voci di morte, e da me con le lacrime s'abbia un peana nel regno di tenebra omaggio per i defunti sepolti là » |
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