martedì 13 dicembre 2011

Stella del Mattino

Stanotte ho incontrato una Stella incantevole che mi ha guidato nei posti più belli della Vita ... quella Stella eri Tu!

lunedì 12 dicembre 2011

Le Sirene ...

Seirēnes (Σειρῆνες), nome plurale femminile nella antica lingua greca, nella sua forma maschile significa "vespe" o "api", è collegato quindi alla figura di Penfredo una delle Graie, le "vergini simili a cigni"]. I pittori vascolari rappresentavano le sirene anche come esseri maschili con la barba, e sia se fossero di forme maschili o femminili, si può individuare la loro natura per il corpo che richiama sempre quello di un uccello (con le parti inferiori a volte a forma di uovo) con una testa umana, a volte con braccia e mammelle, quasi sempre con artigli ai piedi, artigli non aventi però la funzione del rapimento, funzione propria delle Arpie, in quanto, altra caratteristica loro fondante, le sirene sono strettamente collegate al mondo della musica, suonando la lira o il doppio flauto e accompagnandosi col canto.
Le sirene sono anche onniscienti e in grado di placare i venti, forse con il loro canto, cantando le melodie dell'Ade.
Il rapporto tra le sirene e il mondo dell'Ade è presente anche in Euripide quando, nell'Elena, così la protagonista invoca:
« Voi, piumate vergini
figlie della Terra, voi
Sirene invoco, ai pianti miei
venite qua, col libico
flauto o con le cetre: siano per i miei
tristi lutti, consone lacrime,
pianti per pianti, per musiche musiche:
ai gemiti consoni complessi
Persefone mi mandi,
voci di morte, e da me con le lacrime
s'abbia un peana nel regno di tenebra omaggio
per i defunti sepolti là »

domenica 11 dicembre 2011

Buona Notte

Buona Notte di dolci sogni,
buona Notte di stelle splendenti,
buona Notte di Luna d'argento,
buona Notte di desideri esauditi,
buona Notte di canti di civette,

Buona Notte di gioia per tutti
.

Preghiera a Iside (Apuleio - Metamorfosi XI,2)

O Regina del cielo, tu feconda Cerere, prima creatrice delle messi che, nella gioia di aver ritrovato tua figlia, eliminasti l'antica usanza di nutrirsi di ghiande come le fiere, rivelando agli uomini un cibo più mite, ora dimori nella terra di Eleusi;
 tu Venere celeste, che agli inizi del mondo congiungesti la diversità dei sessi facendo sorgere l'amore e propagando l'eterna progenie del genere umano, ora sei onorata nel tempio di Pafo che il mare circonda.
Tu Diana sorella di Febo, che, alleviando con le tue cure il parto delle donne incinte, hai fatto nascere tanti popoli, ora sei venerata nel tempio illustre di Efeso; 
tu Proserpina, che la notte con le tue urla spaventose e col tuo triforme aspetto freni l'impeto degli spettri e sbarri le porte del mondo sotterraneo, errando qua e la nelle selve, accogli propizia le varie cerimonie di culto;
tu Luna, che con la tua femminile luce rischiari ovunque le mura della città e col tuo rugiadoso splendore alimenti la rigogliosa semente e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore;
con qualsiasi nome, con qualsiasi rito, sotto qualunque aspetto è lecito invocarti:
concedimi il tuo aiuto nell'ora delle estreme tribolazioni, risalda la mia afflitta fortuna, e dopo tante disgrazie che ho sofferto, dammi pace e riposo.